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GODZILLA Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 20 settembre 1998
 
di Roland Emmerich, con Matthew Broderick, Jean Reno (Stati Uniti, 1998)
 
Questa Godzilla non è soltanto uno dei tanti biscioni ereditato dagli Spielberg dei parchi giurassici. Ma qualcosa di serio (perlomeno storicamente, socialmente, psicologicamente): malgrado le sue fattezze un po' incerte di rettile gommoso indossato, allora, da un attore, a metà strada fra il dragone sputafuoco caro ai bambini cresciuti troppo in fretta ed il dinosauro impagliato coccolato dagli adulti in ritardo di maturazione. Quella Godzilla era nata nel 1954, negli studi della Toho Films; in un Giappone che ancora faticava a rimettersi dai propri traumi nucleari. Proprio a questo doveva servire, Godzilla: opporre agli imperanti scimmioni hollywoodiani (tanto che una delle... 23 versioni della serie s'intitolava proprio GODZILLA CONTRO KING-KONG) una creatura finalmente pensata dai resti mortificati dell'impero del Sole Levante. Dimostrare che non tutta la cultura nazionale era stata assoggetta ai manager della Coca Cola, dopo esser riuscita nell'impresa teoricamente più ardua di sopravvivere all'angoscia di Hiroshima e Nagasaki.

Operazione apparentemente giustificata: se è vero che un'America che non aveva ancora da mettersi fra i denti Internet ed un rapporto Kenneth Starr per sfogare le proprie voglie di Inquisizione, non trovò di meglio che censurare il mitico film di Inoshiro Honda: rimontandolo in una versione nella quale furono cancellata tutte le allusioni al trauma atomico...

In quanto ad innovazione Roland Emmerich non si spreme più di tanto: cosi come la Godzilla di Honda era stata risvegliata dal proprio sonno preistorico dalle prime bombe atomiche, il dragone dell'autore di INDEPENDENCE DAY si ritrova gonfiato a dismisura da un'altra prodezza: gli esperimenti nucleari di Mururoa, con i quali Jacques Chirac aveva inaugurato il proprio settennato. In uno dei pochi momenti curiosi del film, sotto i titoli di testa, sfilano in filigrana le immagini d'attualità di quei funghi colore seppia cosi fotogenici, mentre spuntano dagli atolli del Pacifico. Poi, purtroppo, comincia subito la storia di Emmerich. Con l'iguana ringalluzzita dagli ormoni nucleari che si fa a nuoto il Pacifico, prima di attraversare a piedi la foresta di Panama: per dirigersi subito a fracassare quanto c'è di meglio nell'immaginario collettivo che ci ritroviamo, Manhattan nel caso ne dubitaste. Agli americani non resta che fare appello a Matthew Broderick, specialista in mutazioni di lombrichi a Tchernobyl, perché faccia capire anche ai più assopiti come mai il lucertolone abbia raggiunto un'altezza di 120 metri.

Seguono due ore e passa di dialoghi inesistenti, effetti speciali telefonati, qualche bella scenografia e non troppo ma come siamo bravi noi americani, finisca come finisca.


   Il film in Internet (Google)

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